venerdì 10 ottobre 2014

Luigi Natoli ovvero William Galt o Maurus

Di lui l'Editore palermitano La Gutemberg nel 1930 scriveva:
"Oramai è vano mantenere il segreto su questo nome esotico, sotto il quale si è compiaciuto celarsi uno degli ingegni più vigorosi che onorano la Sicilia.
Quando sulle colonne del Giornale di Sicilia apparve una biografia di questo preteso inglese, con un elenco di opere... che non esistono; nessuno sospettò che si trattasse di una burla, e che uno scrittore inglese di questo nome non esisteva che nella immaginazione di chi l'aveva creato. Ma dopo le prime dieci puntate di Calvello gli uomini colti, capirono che il romanzo non poteva essere di un inglese; e che la conoscenza della storia, del costume, della topografia di palermo nel 700, della vita e dell'anima siciliana in quel tempo, era così profonda, che l'autore, per quanto camuffato da suddito di S.M. britannica, non poteva essere che siciliano.
E a poco a poco; crescendo l'ammirazione pel romanzo, si venne a questa conclusione, che di uomini i quali conoscessero così profondamente le cose siciliane non ve ne erano che due: Giuseppe Pitrè e Luigi Natoli; e che, trattandosi di un lavoro di fantasia, e non di erudizione e di scienza, William Galt non poteva essere che Maurus o Luigi Natoli.
Perchè egli abbia voluto incarnarsi in un personaggio esotico, non sappiamo. Non si domanda a uno scrittore perchè abbia assunto questo o quell'altro pseudonimo; talvolta si può indovinare. Forse, William Galt ha voluto godersi da incognito lo spettacolo del grande successo del suo romanzo. Il quale egli scrisse per una prova e per una dimostrazione.
Volle dimostrare che l'ingegno italiano può, se vuole, sostenere vittoriosamente il confronto con quello straniero in un genere di letteratura che i sopracciò dell'arte guardano spesso con ingiustificata diffidenza; e che si può scrivere un romanzo di appendice, interessante per intreccio di avvenimenti, e anche per situazioni drammatiche di effetto, che nel tempo stesso sia opera d'arte.
Opera d'arte nella creazione dei caratteri umani, reali, determinati, varii, opera d'arte nel dialogo; nella descrizione efficace e pittorica; nella rappresentazione viva, evidente, maravigliosa; opera d'arte nella forma; in quel giusto senso di misura, che è pur difficile mantenere in una tela vasta e varia.
E William Galt è riuscito: ha superato la prova. Tanti romanzi già sono usciti dalla sua penna; e basterebbe soltanto uno di essi per la fama dello scrittore. Confronti non se ne fanno, ma dinanzi a quei pasticci, che sono una offesa alla storia, al buon senso, all'arte; a quelle rifritture dei romanzi di A. Dumas, che escono dalla cucina di M. Zevaco, e dei quali pure non si vergognano di imbandire piatti indigesti al pubblico nostro editori e giornali, abbiamo il diritto di affermare la incomparabile superiorità del nostro William Galt.
William Galt o Maurus, come piacerà meglio ai lettori di chiamarlo, da ventidue anni collaboratore ricercato del Giornale di Sicilia, nacque in Palermo nel 1857; da ragazzo rilevò le sue attitudini: a quattordici anni scrisse un romanzo; a sedici anni verseggiava; a diciotto cominciò a scrivere sui giornali. Non ebbe veramente maestri; ma egli ricorda con devoto affetto il suo maestro di quarta classe, Nicolò De Benedetto (morto giovane e pazzo) che indovinò nel piccolo allievo le attitudini a scrivere, e lo incoraggiò e gli perdonò le monellerie; e il professore di ginnasio p. Ramirez, che, leggendo in pubblico i componimenti dell'alunno, gli diceva: - Spero di vivere tanto da leggere le cose vostre stampate.
Queste parole furono lo sprone che spinse il giovane nella carriera delle lettere. D'allora la sua vocazione fu ben chiara e determinata. Abbandonò le scuole, dove il suo ingegno non poteva costringersi al formalismo pedantesco; ma studiò da sè, gagliardamente, i classici latini e italiani, studiò filologia (conserva ancor manoscritta una grammatica storica del dialetto siciliano) studiò filosofia, volle anche formarsi una cultura scientifica. Ma più si appassionò della letteratura e della storia siciliana; e della sua profonda e sicura conoscenza in questo ramo di studi, non vi è chi non gli renda giustizia.
Uomo di svariata e vasta cultura, di ingegno versatile, autore di un gran numero di libri per le scuole pregevolissimi; di una infinità di articoli, di novelle, di storie e leggende saporitissime, di poesie ammirate, di monografie storiche e letterarie, importanti e citati dagli studiosi come fonti; conferenziere caro e applaudito; commediografo, lavoratore instancabile, scrittore sempre elegante ed efficace e personale, conserva sempre la stessa freschezza giovanile, e si rivela sempre con aspetti nuovi.
I suoi romanzi storici sono lo specchio delle sue doti: in essi vi è fantasia mobile e varia del poeta, l'osservazione dello psicologo, l'erudizione dello storico e la potenza efficace dello scrittore. Ecco perchè piacciono e piaceranno!

Gli schiavi di Luigi Natoli

Romanzo storico, pubblicato per la prima volta in appendice sul Giornale di Sicilia nel 1932 e con la casa Editrice Sonzogno nel 1936.
Considerato dallo scrittore una delle sue opere migliori, è pubblicato oggi, dopo settantotto anni, dalla casa editrice I Buoni Cugini Editori di Ivo Tiberio Ginevra.
Ambientato in Sicilia durante la seconda guerra servile nel 120 a.C., narra la storia di Elio di Centuripe, uomo libero divenuto schiavo contro la sua volontà. Narra della sua lotta contro i romani, dei suoi amori, del suo peregrinare all'interno di un contesto storico ricostruito alla perfezione come solo Luigi Natoli sapeva fare.
Narra di Atenione, uno schiavo, un uomo, un eroe da cui Spartaco avrebbe dovuto imparare.
Così l'autore ci presenta il protagonista, Elio di Centuripe:
"Caio Cecilio andava osservando ad uno ad uno quei poveri schiavi; li osservava e domandava al mercante le loro qualità e perché fossero schiavi. Si fermò dinanzi ad un giovane di circa vent'anni. Era alto e muscoloso e mostrava di possedere una forza fisica superiore agli altri, una forza morale, quasi la conoscenza del proprio valore, e un rispetto verso di sé, da non aver confronti. Era di carnagione abbronzata dal sole, ma bianca in se stessa, con i capelli castani e sul volto una leggera lanugine bionda; il naso diritto, la bocca bella ma sdegnosa, il mento quadrato; ma gli occhi scuri e grandi avevano una finezza e nel tempo stesso un fascino tale che attirava la simpatia di chi lo mirava.
Caio Cecilio lo guardò in silenzio, lesse il cartello: "Bionte, soprannominato Elio, nacque in Cirene nel 632 di Roma, atto a qualunque ufficio".
 
E così ci presenta Atenione, grande eroe della seconda guerra servile in Sicilia: "Atenione era un bell'uomo, nativo di Cilicia, ridotto in servitù per cagione di guerra; aveva riputazione di conoscere le virtù delle erbe, leggere negli astri e trarre gli auspici dai segni animali, dalle piante, dei fenomeni meteorologici. Gli schiavi gli volevano bene, e lo avevano in conto di medico, consigliere, aruspice; sicchè automaticamente egli, mentre era l'intendente di Caio Cecilio, era diventato il capo ed il pastore di quella mandra".

Ed ancora: " Intanto un altro schiavo, Atenione di Cilicia, sollevava in armi altre torme di schiavi in Segesta".
 
E in seguito: "Intorno ad Atenione si affollarono i più per ucciderlo; molti sotto la sua spada caddero; egli fu ferito da due soldati romani che volevano scavalcarlo e finirlo. Ma Atenione uccise i soldati e non cadde. V'era intorno un mucchio di morti e di feriti...Atenione, sanguinante, lacero, pareva il genio della morte e della distruzione".

Così l'editore I Buoni Cugini editori di Ivo Tiberio Ginevra presenta il volume: "Restituiamo con orgoglio alla collettività Gli Schiavi, uno dei romanzi più belli e completi dati dalla penna di Luigi Natoli. Un'opera della quale lo scrittore andava fiero considerandola fra le sue migliori.
"Voglia perdonare l'appassionato lettore, la farcitura di note fatte al testo da parte dell'editore e contrassegnate dalla sigla n.d.e., anche per distinguerle da quelle dello stesso Natoli, ma è parso necessario operare in tal senso per far risaltare la cultura e il genio creativo dello scrittore, dato che le vicende dei suoi eroi sono sempre ricostruite con tale ricchezza di particolari, di nomi, di toponomastica, di versi, di costumi e quant'altro, da lasciare a bocca aperta il lettore e arricchire di conoscenze anche lo studioso."
 
 
 

Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli edita da I Buoni Cugini Editori di Ivo Tiberio Ginevra